La NATO dovrebbe svolgere un ruolo più politico?

Dibattito: "La NATO dovrebbe svolgere un ruolo più politico?</"

  • 01 Jan. 2005 - 01 January 0001
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  • Last updated 04-Nov-2008 02:08

Espen Barth Eide è direttore delDipartimento di politica internazionale presso il NorwegianInstitute of International Affairs di Oslo.

Frédéric Bozo è professore all'Università di Nantese ricercatore associato specializzato in relazioni transatlantichepresso l'Institut français des relations internationalesdi Parigi.

Caro Frédéric,

Ora che l’emergenza transatlanticasull’Iraq sembra superata, è tempo per un sereno dibattito sulfuturo rapporto tra Europa e Nord America, e sul ruolo della NATOin tale rapporto. Le affermazioni del Cancelliere tedesco GerhardSchröder durante la conferenza Wehrkunde di Monaco, infebbraio, e le successive critiche su entrambe le spondedell'Atlantico hanno messo a nudo l’interrogativo di cosal'alleanza transatlantica è oggi. Ciò è opportuno, perché ènell’interesse di tutti che questo dibattito sia trasparente, divasta portata e costruttivo. Nel XXI secolo, i rapportitransatlantici saranno chiaramente diversi da quelli che eranonella seconda metà del XX secolo. Ma "diversi" non deve volere dire"peggiori”.

La NATO è un'alleanza di grande successo sprofondata in una crisidi identità dalla quale è improbabile che emerga presto. Questa nonè, ovviamente, la prima volta che l'Alleanza si interroga sulla suaragion d’essere. L’uscita della Francia dalla struttura militareintegrata della NATO nel 1966 costituì un momento altrettantoimportante, che condusse un anno più tardi al Rapporto Harmelsui futuri compiti dell’Alleanza. Quindici anni fa, losmantellamento sia del Patto di Varsavia che dell'Unione Sovieticasuscitò un dibattito se fosse ancora necessaria un'alleanzapolitico-militare che legasse Europa e Nord America. Tale dibattitoportò alla decisione di occuparsi del "fuori area" (piuttosto cheuscire di scena), con il risultato che, per la maggior parte deglianni ’90, l'Alleanza si è impegnata in tre grandi progetti acavallo tra ambito politico e militare. Si trattava di operazionidi mantenimento della pace e di rafforzamento della pace neiBalcani; di preparare un certo numero di stati dell’Europa centraleed orientale ad aderire alla NATO e, per estensione, alla comunitàtransatlantica; e di fornire un foro per dare una coordinatarisposta agli eventi in Russia. Associato alla durevole garanzia disicurezza, ciò ha fornito per oltre un decennio una rispostasufficiente alla domanda "perché la NATO". Andrebbe sottolineato,tuttavia, che tutti e tre i progetti riguardavano direttamente ilcontinente europeo in un contesto di durevole attenzione degliStati Uniti allo scenario europeo della sicurezza.

Più che la fine della Guerra Fredda, perciò, è il mondo del dopo11 settembre che ha messo in discussione lo scopo della NATO. Tuttociò ha preso l’avvio con la campagna afgana, e non a causa didissensi all’interno della NATO. Infatti, all’opposto, comescriveva il quotidiano francese Le Monde, allora eravamo"tutti Americani". Il problema stava piuttosto nel sentirsi pocoimportanti. Dato che la NATO aveva invocato l’articolo 5 per laprima volta in risposta all’11 settembre, il fatto che gli StatiUniti parlassero di "missione che determina la coalizione"costituiva esattamente l'opposto di ciò che gli atlantisti europeivolevano sentire. Ci vollero quasi due anni perché la NATO siimpegnasse su più vasta scala in Afghanistan. Ciò avveniva inseguito alla crisi irachena e al profondo dissenso sia sul ruolodella NATO nella difesa della Turchia che sulla legittimità dellaguerra stessa.

L'Alleanza deve tornare ad essere un foroper un aperto dialogo sulle principali questioni in cui deveimpegnarsi

Da allora, il tono del dibattito è mutatoradicalmente. Né Washington né alcuna capitale europea desideranoripetere le esperienze degli ultimi due-tre anni. Nelle recentivisite del Presidente George W. Bush e del Segretario di statoCondoleezza Rice in Europa – come pure nel modo in cui sono statiricevuti – era visibile un reciproco desiderio di dimostrare unitàed impegno. Ma, al di là delle espressioni di buona volontà, iparticolari di un nuovo "consenso" rimangono non chiari.

A mio avviso, la sfida odierna è duplice: primo, effettuare unavalutazione realistica del ruolo dell'Alleanza nelle nuovecircostanze politiche; e, secondo, ripoliticizzare l'Alleanza,piuttosto che lasciare che si atrofizzi restando per lo più un"contenitore di attrezzi" militari.

Il punto di partenza per una valutazione del ruolo della NATO stanel riconoscere il fondamentale cambiamento del panorama politicoeuropeo. Oggi, l'Unione Europea è di diritto un protagonista dellasicurezza internazionale. Infatti, un’Unione Europea sempre piùambiziosa aggiunge attualmente capacità militari agli strumenti di"soft-power" che già possiede. Molti dei futuri dibattititransatlantici avranno luogo tra l'Unione Europea e gli Stati Unitiper la semplice ragione che l'agenda deve essere più ampia rispettoa quella fornita dal più classico foro della sicurezza della NATO.Molte questioni fondamentali nell'attuale agenda internazionale -tenere a freno le presunte ambizioni nucleari dell’Iran, i pianiper togliere l’embargo sulle armi alla Cina e la necessità diaiutare l’Africa ad emergere dalle sue numerose e complesse crisi -richiedono approcci poliedrici. Gli atlantisti dovrebbe smettere dideplorare tutto ciò. I tentativi di usare la NATO per limitare leambizioni politiche dell’Unione Europea sono condannati a fallire.La via da seguire è quella di incoraggiare lo sviluppo politicodell'Unione Europea mentre simultaneamente si dà vita ad un vitalepartenariato di sicurezza con la NATO. Ci sarà ancora molto da fareper la NATO. L'Alleanza rimane il foro più logico per coordinareuna quantità di cose tra i due principali pilastri dell'Occidente,dagli strumenti militari al dibattito strategico sulle sfide allasicurezza comune. Inoltre, dovrebbe puntare a rimanere quale è,riconoscendo che questo è il contributo dell'Alleanza ad una piùvasta architettura transatlantica della sicurezza.

Ciò richiede una "ripoliticizzazione" della NATO. L'Alleanza devetornare ad essere un foro per un aperto dialogo sulle principaliquestioni in cui deve impegnarsi. Un sincero dialogo transatlanticosu come affrontare il terrorismo, per esempio, è grandementenecessario proprio perché gli alleati hanno punti di vistadifferenti su come rispondere a questa sfida comune. Probabilmentela NATO rimarrà anche attiva in luoghi come l’Afghanistan e ilKosovo e continuerà a fornire la forza militare che sostiene ifuturi sforzi multilaterali e di rafforzamento della pace. Doveimpegnarsi, e come farlo, può suscitare controversie. Le decisionidovrebbero, pertanto, trovare radici in un più ampio consensopolitico in seno all’Alleanza rispetto a quanto attualmenteavviene. E dove l'Alleanza fornisce l’ossatura militare ai piùvasti sforzi internazionali per creare la pace, deve essere megliocollegata ai processi politici generali riguardanti il futuropolitico di queste situazioni. Ancora una volta, ciò richiede unaNATO più politica e una migliorata cooperazione con altreorganizzazioni, tra cui le Nazioni Unite.

La sfida della NATO non consiste semplicemente nel sopravvivere -nessuno sta in effetti supponendo che debba scomparire - ma nelrimanere un protagonista chiave ed un foro fondamentale in moltisettori in cui ha già dimostrato di essere così efficace. Ma losarà solo se gli alleati perverranno ad un comune giudizio politicosul suo ruolo. Non c'è nessuno nemico comune da sostituire allaminaccia posta dal comunismo o dall'Unione Sovietica. Il"Terrorismo" non serve allo scopo. L’Alleanza oggi costituiscepiuttosto un'espressione della continua importanza "dell’Occidente"nella sicurezza internazionale. In un rinnovato foro politicotransatlantico, comunque, dobbiamo aspettarci ulteriori contrasti.La sfida non sta nel pretendere che non vi siano divergenze, manell’affrontarle a testa alta.

Tuo,

Espen

Caro Espen,

Giusto due anni fa, all’approssimarsi dellaguerra in Iraq, la NATO era in rotta di collisione. Un gruppo dipaesi, guidato dal Regno Unito e dagli Stati Uniti, accusaval’altro, guidato da Francia e Germania, di tradire l'impegno delladifesa collettiva, che costituisce la pietra angolaredell'Alleanza. La ragione del contendere, si ricorda, era la difesadella Turchia. Il secondo accusava il primo di distruggere lefondamenta della sicurezza collettiva su cui la stessa Alleanza erastata creata. Il problema reale, ovviamente, consisteva nel volerfare la guerra senza l’autorizzazione del Consiglio di sicurezzadell’ONU. La vitalità stessa dell'Alleanza ed il futuro dellerelazioni transatlantiche erano in pericolo.

Di sicuro, la NATO ha superato questa crisi. Al vertice diIstanbul del giugno 2004, le ferite si erano per lo piùrimarginate. Ciononostante, a differenza delle precedenti crisidella NATO, l'affare iracheno non ha condotto - almeno finora - adun nuovo avvio, come era successo con il Rapporto Harmel,per esempio, dopo l’uscita della Francia dalla struttura militareintegrata. Invece, l'Alleanza sembra oggi soffrire di anemia. Isintomi sono evidenti. La NATO si è sforzata di persuadere glialleati a mantenere fede ai loro impegni relativi alle forze siaper quanto concerne ISAF che l'addestramento delle forze irachene.Il ruolo dell'Alleanza riguardo all’iniziativa nel più vasto MedioOriente rimane poco più di uno slogan. Infine, e forse più grave,secondo il Cancelliere Gerhard Schröder, l'Alleanza non è più la"sede principale" in cui i suoi membri "discutono e coordinano leloro strategie".

Se non si fa nulla, l’anemia rischia di degenerare in qualcosa dipeggio, a volte in qualcosa che può condurre persino alla morte.Dato che nessuno vuole che l'Alleanza scompaia - meno di tutti iFrancesi, che sono fra i suoi membri più impegnati quando si trattadella Forza di risposta della NATO o della nomina di alti ufficialiin importanti posizioni della struttura militare - qualcosa vafatto.

Sarebbe la politicizzazione, come tu ed altri suggerite, il giustorimedio? Un ruolo più politico per la NATO rivitalizzerebbel'Alleanza? Uno sguardo alla storia della NATO suggerisce che ciòpotrebbe essere una via percorribile. Nei momenti cruciali delpassato, politicizzare la NATO ha fornito la risposta ad unprolungato malessere o ad una crisi acuta. Oltre al rapporto diHarmel, si ricorda il Rapporto dei tre saggi in seguitoalla crisi di Suez del 1956. In entrambi i casi, si trattava direndere la NATO più "politica", per sostenerne la legittimità indifficoltà e rafforzare la coesione interna.

Più recentemente, il riuscito rinnovamento della NATO negli anni‘90 si è basato sull'idea che, in assenza della minaccia sovietica,l'Alleanza dovesse diventare più politica per compensare una ragiond’essere militare in declino. In sintesi, non essendo la NATO piùnecessaria per preparare la difesa dell’Europa, giustificava ilperdurare della propria esistenza attribuendosi un più vasto ruolonella sicurezza europea e contribuendo così alla stabilità delcontinente dopo la fine della Guerra Fredda.

Sembrò funzionare, e dalla metà degli anni ‘90, la NATO, che inmolti avevano previsto si sarebbe lentamente ridotta al lumicinodopo la Guerra Fredda, era di nuovo prospera e si poneva come lapietra angolare della sicurezza europea. Occorre tuttavia osservarepiù da vicino ciò che ha determinato questa inaspettatarivitalizzazione. Fino all’autunno 1995, il valore delle "nuove"missioni di sicurezza della NATO e, per estensione, il suo futuroquale alleanza vitale erano assai incerti a causa delle suedivisioni e dell’inazione davanti alle guerre di dissoluzione dellaJugoslavia. Infatti, la pretesa da parte dell'Alleanza di un ruolocentrale nella sicurezza euro-atlantica è stata riconosciuta soloquando la NATO è intervenuta in Bosnia Erzegovina e poi vi hadispiegato la Forza di attuazione per sorvegliare il processo dipace. Inoltre, tre anni dopo, questa posizione è stataulteriormente rafforzata dall’intervento in Kosovo.

Il fattore importante, a me sembra, è stato che il futuro dellaNATO è stato garantito solo quando gli alleati hanno dimostrato lasua continua vitalità quale strumento militare in un nuovocontesto strategico, che riguarda le contingenze fuori area nonrientranti nell’articolo 5. In assenza di una tale dimostrazione,cercare di ringiovanire la NATO, politicizzandone l'organizzazione,avrebbe semplicemente portato alla creazione di un luogo per vacuidiscorsi.

E’ stato solo quando la NATO è intervenutain Bosnia Erzegovina che la pretesa da parte dell'Alleanza di unruolo centrale nella sicurezza euro-atlantica è statariconosciuta

Il problema attuale della NATO è che lasua utilità o quanto meno la sua centralità, specialmente intermini militari, non è più considerata come acquisita dai suoimembri. Ci sono due spiegazioni per questo. La prima non è certonuova. Gli Stati Uniti non considerano più la NATO comel'istituzione di elezione per condurre operazioni militari, anchesotto comando USA. Ciò era evidente dalla campagna del Kosovo,esperienza che le forze armate USA non hanno trovato gradevole. Ilmodo in cui Washington ha eluso le offerte di sostegno alleatedurante la campagna afgana nell’autunno 2001 ha confermato questostato di cose.

Il secondo fattore emerge lentamente ed èin gran parte una conseguenza del primo. Gli Europei sono semprepiù riluttanti a impiegare forze in un contesto dominato dagli USAin cui gli Stati Uniti difficilmente impiegano le proprie forze,come dimostra ISAF in Afghanistan. Da qui la loro impazienza arafforzare l'Unione Europea quale possibile prima scelta per leoperazioni e ad assumere la guida nella Repubblica ex jugoslava diMacedonia*, in Bosnia Erzegovina, e prima o poi inKosovo.

Se permangono le attuali tendenze, la NATOrischia di divenire un guscio vuoto perché non più corrispondentealla struttura che emerge dal rapporto transatlantico, per effettodel distacco USA dall’Europa e del nuovo modo di imporsipolitico-strategico dell’Europa. Ciò, ovviamente, sarebbeterribilmente sbagliato. La NATO è ancora necessaria, fosse soloperché Americani ed Europei hanno militarmente bisogno gli unidegli altri. Gli Europei continuano ad avere bisogno dellaprotezione USA, anche se meno di prima, e certamente necessitanodel sostegno USA per condurre operazioni militari impegnative, comeavviene in Bosnia Erzegovina in base ad accordi del tipoBerlin-Plus. Gli Stati Uniti hanno bisogno del personale militareeuropeo nelle operazioni di mantenimento della pace in cui sonoriluttanti ad impiegare loro forze, come ISAF.

La conclusione, a mio avviso, è semplice.Se, nella sua attuale configurazione, è improbabile che la NATOrimanga una struttura di interesse per l'una o per l'altra entità,vi è ampiamente spazio e necessità perché venga trasformata in ciòdi cui abbiamo realmente bisogno, cioè uno strumento per manteneree promuovere il legame militare tra l'Unione Europea e gli StatiUniti. Mi rendo conto che ciò richiede una svolta radicale deltradizionale modo di pensare dell'Alleanza. Ma sono altrettantoconvinto che se non pensiamo seriamente al modo di riconciliare laNATO con la nuova realtà delle relazioni UE-USA, questa scomparirà,determinando un danno irreparabile alla comunità transatlantica nelsenso più ampio. Politicizzare la NATO non costituisce la soluzioneed equivale a poco più di un vuoto slogan, a meno che non si vadaal nodo del problema e di conseguenza si renda l'Alleanza, ancorauna volta, la sede principale per il coordinamento strategico traAmerica ed Europa. Ciò, a sua volta, significa assicurare ilcollegamento UE-USA, specie in termini militari.

Tuo,

Frédéric

Caro Frédéric

Le nostre analisi della storia recente edell’attuale situazione in gran parte coincidono. Entrambi crediamoche l'Alleanza debba rassegnarsi alla nuova realtà delle relazioniUE-USA. Concordiamo anche che la NATO debba continuare aconsiderare il legame militare tra Europa e Stati Uniti come unapietra angolare della sua raison d'être. Dopo tutto,un'alleanza militare priva di un compito militare è difficilmentesostenibile.

Dove apparentemente discordiamo è nella conclusione: se la"ripoliticizzazione" sia la via da seguire. Sembri ritenere chequesta costituisca poco più di un vuoto slogan e che ciò che èinvece necessario sia la "coordinazione strategica tra America edEuropa" e "uno strumento per mantenere e promuovere il collegamentomilitare tra l'Unione Europea e gli Stati Uniti".

Dal canto mio, credo che non si possa mantenere un "perfetto"legame militare nel tempo senza un forte sostegno politico - e chequest’ultimo non nasca da solo. Dovremmo ricordare che la coesionepolitica transatlantica è stata fondamentale - sebbene spessoimplicita - durante tutta la Guerra Fredda. Sia gli alleatidell’Europa occidentale che quelli dell’America settentrionaleerano d’accordo nel dissuadere la percepita minaccia sovietica,come pure che un impegno americano in Europa aveva un effettostabilizzante che andava ben oltre l'esistenza di una comuneminaccia. Di conseguenza, il successo del progetto di integrazioneeuropea che ha portato all'Unione Europea andrebbe considerato inquest’ottica. Il partenariato transatlantico nel campo dellasicurezza ha contribuito a fornire le condizioni perun’integrazione economica funzionale dell’Europa, dato che alcunedelle questioni politicamente più complesse potevano esserediscusse altrove. La NATO poteva concentrarsi sul suo ruolomilitare, perché la coesione politica esisteva sin dall'inizio,mantenuta dal permanere della minaccia comune. Ciò che è implicitoe comunemente accettato, diviene così evidente che non c'è alcunbisogno di ripeterlo. Inoltre, senza questo senso di finalitàcomune, non ci sarebbe stata in primo luogo alcuna NATO. E anchequando durante la Guerra Fredda è emerso il disaccordo sulle sceltestrategiche, la coesione politica generale è stata mantenutasoprattutto grazie alla percezione di una minaccia comune e di unafinalità comune.

La NATO deve affinare i suoi meccanismipolitico-militari in modo che tanto gli alleati che i partner lipercepiscano come validi per le sfide di un nuovosecolo

Oggi, non solo siamo usciti dalla GuerraFredda, ma anche dal periodo di transizione ad essa successivo. Ciòche è divenuto del tutto chiaro negli ultimi anni è che la coesionepolitica tra Europa e Stati Uniti non può essere data per scontata,e che la nostalgia, da sola, non terrà in vita l'Alleanza a lungo.Se la NATO deve sopravvivere – cosa che mi auguro e che credoavverrà - deve costituire la giusta risposta alle sfide di oggi,non di ieri.

Ogni utilizzo della potenza militare rimane, citando Carl vonClausewitz, "la continuazione della politica con altri mezzi". Ciòè particolarmente vero quando si tratta di intervenire in conflittiche non rappresentano minacce fondamentali per noi, ma piuttostodegli investimenti a lungo termine in un ordine più stabile.L’azione congiunta – come quella attualmente in corso inAfghanistan - deve basarsi sull’accordo politico riguardo a ciò checerchiamo di conseguire e al posto che occupa nell’intero scenario.In ciò, la NATO ha molto da offrire. Oltre agli accordisull’assegnazione di truppe, possiede un rodato sistema didirettiva politica dello sforzo militare e un foro in cui leopinioni contrastanti possono manifestarsi e si può pervenire alconsenso.

Nei prossimi anni, la NATO dovrebbe dimostrare di essere qualcosadi più di una "coalizione di volontà". Le coalizioni possono essered’interesse per un leader della coalizione, almeno finché qualcunovi aderisce. Ma, come gli Stati Uniti si stanno rendendo conto inIraq, non possono contare su un impegno di truppe a lungo termine.Queste vanno e vengono in funzione delle circostanze politiche. Peri partner meno importanti le coalizioni sono problematiche, datoche essi mancano tipicamente di una struttura politica "adeguata",con il risultato che il solo modo che hanno per manifestare il lorodissenso è quello di ritirarsi. Per i paesi più piccoli inparticolare, le strutture multinazionali risultano più interessantinel lungo periodo. La NATO - attraverso la sua struttura politica,e con un Segretario generale ed un segretariato civili - puòaggiungere una valutazione e una direzione politica, e fornire unsistema attraverso il quale il contributo militare è politicamentecollegato al più vasto sforzo che cerca di sostenere.

Ciò non avviene spontaneamente. La NATO deve affinare i suoimeccanismi politico-militari in modo che tanto gli alleati che ipartner li percepiscano come validi per le sfide di un nuovosecolo. Solo allora metterà insieme rapidamente le capacitàmilitari disponibili ed una migliorata capacità di creare consensopolitico.

Tuo,

Espen

Caro Espen,

Sono d'accordo che l’indispensabilecollegamento militare tra Europa e Stati Uniti, che una NATOrinnovata dovrebbe fornire, non sarà sostenibile senza "un fortesostegno politico". Ma la questione allora diventa: quale strutturaistituzionale è più idonea a promuovere tale consenso politico? Pertutta la Guerra Fredda la NATO è stata indiscutibilmente il foroistituzionale più idoneo a causa dell'esistenza di una chiara ecomune minaccia. La centralità politica della NATO, in altroparole, era in funzione del suo puro e semplice valoremilitare.

Oggi non è più così. Se non possiamo escludere completamente - enon dovremmo farlo - scenari in cui dovremo collettivamente lottarecontro un nemico esterno che costituisca una minaccia fondamentale,ciò non può più costituire la ragion d’essere privilegiata dellaNATO. La guerra contro il terrorismo, in altre parole, non ha unafunzione equivalente alla Guerra Fredda. Non può da sola fornire ilcollante che tiene insieme l'Alleanza occidentale, dato che gliAmericani e gli Europei non necessariamente concordano sulla naturadel pericolo, né sui modi e sui mezzi per affrontarlo. Difatti,sono spesso in disaccordo. In ciò sta l’origine della crisidell'Alleanza dal 2001.

Politicizzare la NATO non costituisce lasoluzione ed equivale a poco più di un vuoto slogan, a meno che nonsi vada al nodo del problema

Certo, la maggior parte degli alleaticontinueranno senza dubbio a considerare le operazioni dimantenimento della pace come ISAF in Afghanistan come l’oggetto delruolo militare della NATO nel prevedibile futuro. Di conseguenza,ha senso rafforzare la dimensione politica di tali operazioni. Madubito assai che per la NATO un ruolo residuale di mantenimentodella pace, per quanto politicizzato, possa di per sé e da soloconsentire un rinnovato rapporto transatlantico.

Per ricreare le basi politiche dell'Alleanza, dovremmo, ritengo,affrontare due sfide assai più complesse. La prima, dovremmocercare di raggiungere un accordo sulle condizioni per l'uso dellaforza in situazioni diverse da quelle che rientrano nel diritto diautodifesa. È stato il disaccordo sulla legittimità - o la legalità- di un’azione militare preventiva che ha causato la spaccaturanell'Alleanza riguardo all’Iraq.

La seconda, dovremmo cercare di creare una comune visione dei modie dei mezzi per espandere la democrazia e lo stato di diritto. Seconcordiamo sull'obiettivo, non condividiamo però una visione sucome raggiungerlo. Siccome è probabile che ciò rimanga unapreoccupazione importante tanto per gli Americani che per gliEuropei, come mostrano i recenti eventi in Medio Oriente, dobbiamourgentemente raggiungere un accordo su questo punto se vogliamoveramente ripristinare un senso di finalità comune nell'Alleanza,come giustamente auspichi.

Non otterremo ciò per decreto o ponendo la "politicizzazione"della vecchia NATO all’ordine del giorno. Possiamo solo farloattraverso un serio, approfondito dialogo tra America ed Europa.Siccome l’emergere di una coesa Unione Europea è una realtà che nonsi può più a lungo ignorare, ne consegue che il rinnovamentodell'Alleanza presuppone non solo l'adattamento dell'apparatomilitare della NATO a questa nuova situazione, ma anche lacreazione di un collegamento strategico diretto tra le sue dueentità principali. Solo conciliando il meccanismo del rapportotransatlantico con il cambiamento strutturale che si è verificatonelle relazioni tra America ed Europa saremo in grado diripristinare un senso di comune finalità che rende possibileun’Alleanza sostenibile.

Tuo,

Frédéric

Caro Frédéric,

Ho sostenuto sin dall'inizio che la NATOnon ha alcuna alternativa salvo adattarsi al panorama politicodell’Europa in rapido mutamento. Al centro di questa trasformazionesi colloca l’emergere dell'Unione Europea, quale protagonistainternazionale sempre più coeso. Detenendo già un consolidatopotere "civile", la UE ora vanta anche indubbie capacità militari edi gestione delle crisi e la Strategia della sicurezzaeuropea fornisce una risposta tutta europea alla Strategiadella sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Questi dueprotagonisti - l'Unione Europea e gli Stati Uniti - costituiranno iprincipali elementi di ciò che possiamo ancora definire"Occidente".

La ripoliticizzazione della NATO è qualcosadi più del dibattito strategico sulle nuove minacce che ha luogoall’interno della stessa NATO

Ciò che penso è che, grazie alla NATO,disponiamo già di un'organizzazione che fornisce una strutturapolitico-militare per questo riformato partenariato transatlantico,come pure un'alternativa alle "coalizioni di volontà" adhoc. Se la NATO dovesse concentrarsi esclusivamente sulle suestrutture militari, il suo status si trasformerebbe rapidamente inquello di una mera organizzazione degli standard. Per me, laripoliticizzazione della NATO è qualcosa di più del dibattitostrategico sulle nuove minacce, come pure del ruolo che l'Alleanzapuò svolgere nei compiti di rafforzamento della pace e di creazionedella pace, che hanno luogo all’interno della stessa NATO. Vogliovedere gli stati membri prendere questo aspetto dell'organizzazioneassai più seriamente di quanto hanno fatto nel recentepassato.

Tuo,

Espen

Caro Espen,

Non siamo troppo distanti, e ciò mi fa bensperare per il futuro dell'Alleanza. Dopo tutto, i nostri due paesihanno avuto tradizionalmente divergenti prospettive su questoargomento. Come sai, i Francesi, dal generale de Grulle in poi,sono stati attenti a distinguere tra l'Alleanza stessa - la cuiesistenza non è mai stata messa in dubbio nella politica francese -e la struttura organizzativa della NATO – che i Francesi hannoritenuto dovesse essere migliorata. Durante la Guerra Fredda,questa distinzione non era facile da comprendere per gli altrialleati, tanto meno accettarla. Comunque, mi sembra che ciò siasuperato, e che ora la distinzione abbia anche piùsenso.

E’ importante ristrutturare l'Alleanza pertrasformare la NATO in quella che dovrebbe essere essenzialmenteun’organizzazione bilateraleeuro-americana

Oggi, è più importante che mai costruireun solido e sostenibile rapporto transatlantico, se non vi fossenessuna altra ragione, perché non può più essere dato per scontato.Allo stesso tempo, è importante ristrutturare l'Alleanza pertrasformare la NATO in quella che dovrebbe essere essenzialmenteun’organizzazione bilaterale euro-americana. Questo è il modo perconservare l’importanza militare della NATO e, di conseguenza,salvaguardare il legame politico-strategico a lungo termine traEuropa e Stati Uniti nella struttura dell'Alleanzatransatlantica.

Tuo

Peter

* La Turchia riconosce la Repubblica di Macedonia con il suo nome costituzionale.